L’ANCI pubblica un nuovo quaderno con le istruzioni per i Comuni.
Di Michele Mavino
Il Quaderno ANCI n. 59 affronta un tema di grande attualità per molti Comuni italiani: la cosiddetta malamovida. Con questo termine si indica l’insieme delle criticità che derivano dall’eccessiva concentrazione di locali, bar e attività di intrattenimento in determinate aree urbane – spesso nei centri storici – con conseguenze dirette sulla quiete pubblica, sulla salute dei residenti, sulla vivibilità dei quartieri e persino sulla sicurezza.
Il documento parte da un presupposto importante: la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali, introdotta a livello nazionale e comunitario, non impedisce comunque agli enti locali di adottare limitazioni specifiche. Tali limitazioni, tuttavia, devono essere sempre improntate a criteri di proporzionalità e adeguatezza, ossia calibrate in modo da contemperare la libertà d’impresa con altri interessi di pari rilievo, come la tutela dell’ambiente urbano, della salute e della sicurezza.
A questo fine, il Quaderno mette in ordine gli strumenti che il Testo Unico degli Enti Locali (d.lgs. 267/2000) mette a disposizione dei sindaci. Vengono esaminate in particolare le diverse tipologie di ordinanze:
- quelle contingibili e urgenti previste dall’art. 50, comma 5, che consentono di intervenire in situazioni di degrado, incuria o turbativa del riposo dei residenti, incidendo anche sugli orari di vendita e somministrazione di bevande alcoliche;
- quelle adottate in base all’art. 50, comma 7, che hanno carattere ordinario e consentono al sindaco, sulla base degli indirizzi del Consiglio comunale, di coordinare e riorganizzare gli orari dei pubblici esercizi. Si tratta dello strumento più adatto per gestire fenomeni non episodici, ma costanti e strutturali;
- le ordinanze di cui all’art. 50, comma 7-bis, che hanno natura temporanea (massimo trenta giorni) e servono a fronteggiare situazioni di particolare afflusso o eventi che rischiano di compromettere la vivibilità urbana. In questo caso, la norma prevede anche un regime sanzionatorio preciso, che può arrivare fino alla sospensione dell’attività;
- infine, le ordinanze previste dall’art. 54, emanate dal sindaco come ufficiale di governo, finalizzate a prevenire gravi pericoli per l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana, da adottare sempre in raccordo con la Prefettura.
Il Quaderno sottolinea con forza un punto che spesso genera contenzioso: non bastano provvedimenti generici, ma serve un’istruttoria accurata, basata su dati concreti – ad esempio rilievi acustici, numero di violazioni accertate, esposti dei cittadini, rilevazioni sul traffico pedonale e veicolare. Solo così le ordinanze possono resistere in sede giurisdizionale ed essere considerate proporzionate rispetto agli obiettivi perseguiti.
Un altro aspetto rilevante messo in luce è che le ordinanze non dovrebbero essere l’unico strumento di intervento. Accanto a esse, il Quaderno indica la strada dei regolamenti comunali, delle pianificazioni a monte e della collaborazione con gli esercenti e le associazioni di categoria. La gestione della malamovida, infatti, non è solo questione di divieti: è necessario responsabilizzare i gestori, sensibilizzare i frequentatori e favorire una convivenza equilibrata tra funzioni residenziali e attività economiche.
In conclusione, il messaggio è chiaro: i sindaci dispongono di diversi strumenti giuridici per affrontare il fenomeno, ma la loro efficacia dipende dalla capacità di fondarli su istruttorie solide e dall’integrazione con politiche più ampie di regolazione e dialogo sociale. Solo in questo modo è possibile garantire, insieme, il diritto al riposo dei residenti e la libertà di iniziativa economica.