Il principio di retroattività della legge penale più favorevole può essere esteso all’ambito amministrativo?
Le conclusioni dell’Avvocato Generale De La Tour nella causa C-544/23, affrontano un tema di grande rilievo: l’applicabilità del principio di retroattività della legge penale più favorevole (lex mitior) alle sanzioni amministrative di natura penale, nel contesto del diritto dell’Unione e della Carta dei diritti fondamentali
L’Avvocato Generale parte dalla constatazione che le sanzioni amministrative si differenziano dalle sanzioni penali propriamente dette per gli organi competenti ad irrogarle e per le regole procedurali applicabili. Tuttavia, quando una sanzione amministrativa presenta determinate caratteristiche (gravità, finalità repressiva, impatto sull’individuo), essa può assumere natura “penale” ai sensi della Carta e, quindi, rientrare nell’ambito di applicazione dell’articolo 49.
Il punto centrale riguarda la possibilità di estendere il principio della lex mitior anche alle sanzioni amministrative: in particolare, se il legislatore, successivamente al fatto, modifica la normativa rendendo meno grave o addirittura eliminando l’obbligo violato, tale mutamento non può che riflettersi sul regime sanzionatorio. È questo il caso dei veicoli adibiti al trasporto di calcestruzzo: inizialmente soggetti all’obbligo del tachigrafo, sono stati poi esclusi dal regolamento europeo, con conseguente mutamento di valutazione circa la rilevanza della condotta.
L’Avvocato Generale sottolinea che non si tratta di un semplice mutamento tecnico o fattuale, bensì di una diversa valutazione normativa circa la pericolosità sociale della condotta. Ciò impone, per coerenza con i principi di proporzionalità e necessità della pena, l’applicazione retroattiva della disciplina più favorevole.
Di particolare interesse è il passaggio in cui si chiarisce che tale principio non si esaurisce nella fase di merito, ma deve valere anche in cassazione: il giudice, pur intervenendo su una decisione divenuta definitiva secondo il diritto interno, resta vincolato ad applicare il diritto dell’Unione e i diritti fondamentali sanciti dalla Carta. In altri termini, la cosa giudicata nazionale non può impedire l’applicazione di un principio superiore di matrice eurounitaria.
Sul piano sistematico, la conclusione ha un impatto notevole:
- conferma la centralità del principio di proporzionalità anche nelle sanzioni amministrative;
- rafforza la tutela dei soggetti destinatari delle sanzioni, che possono invocare la lex mitior anche in ambiti apparentemente estranei al diritto penale classico;
- valorizza il ruolo della Carta dei diritti fondamentali come parametro diretto e immediatamente applicabile anche nei giudizi interni;
- apre riflessioni per gli ordinamenti nazionali, dove la tradizionale distinzione tra penale e amministrativo non può più essere considerata rigida, specie laddove le sanzioni amministrative assumono una funzione repressiva significativa.
In definitiva, l’orientamento proposto dall’Avvocato Generale tende a garantire che il principio di eguaglianza e di equità sanzionatoria trovi applicazione effettiva in ogni fase del procedimento, anche successiva, quando il legislatore ha modificato in senso favorevole la disciplina. Si tratta di una lettura che consolida l’approccio sostanziale, privilegiando la tutela effettiva dei diritti fondamentali rispetto a formalismi procedurali interni.