Anonimato nei concorsi pubblici e principio di autoresponsabilità

Concorsi

Di Giuseppe Vecchio

La decisione del Consiglio di Stato n. 09213/2025 R.P.C. che ha confermato l’esclusione di un candidato da un concorso pubblico per la mancata chiusura della busta contenente i dati anagrafici, offre l’occasione per alcune riflessioni sul rapporto tra il principio di anonimato nelle prove scritte e il principio di autoresponsabilità del partecipante nelle procedure selettive.

Nel caso in questione, il ricorrente aveva impugnato gli atti della commissione, con cui era stato disposto l’annullamento del suo elaborato scritto, sul presupposto che la busta contenente i dati anagrafici risultasse non sigillata.

Il Consiglio di Stato condividendo la lettura del T.A.R., ha ritenuto decisivo il fatto che la busta risultasse ancora munita della striscia adesiva protettiva, indice secondo il Collegio del mancato completamento delle operazioni necessarie a garantirne la chiusura.

Nella motivazione, la Sezione ribadisce che il principio di anonimato costituisce un presidio essenziale non solo di par condicio tra i candidati, ma anche di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione.
In tutte le procedure selettive, anche quelle caratterizzate da sistemi di correzione automatizzata, l’anonimato rappresenta un requisito strutturale, volto a evitare ogni possibile interferenza esterna o condizionamento. In tale prospettiva, la regolarità delle operazioni di “chiusura” dell’elaborato assume un rilievo non meramente formale.

Il Collegio richiama poi il principio di autoresponsabilità, secondo cui il partecipante a una procedura concorsuale, sopporta le conseguenze delle eventuali irregolarità commesse non solo nella domanda di partecipazione o nella produzione documentale, ma anche nella fase materiale di consegna dell’elaborato.

Tale principio, affermato più volte dalla giurisprudenza amministrativa, valorizza l’esigenza di certezza e speditezza dell’azione amministrativa, nonché la necessità di garantire condizioni oggettivamente uniformi per tutti i concorrenti.

La sentenza in questione, valorizza dunque il principio di autoresponsabilità quale strumento essenziale per assicurare la “serietà” delle operazioni concorsuali, chiarendo che le irregolarità imputabili al candidato non possono essere neutralizzate quando incidono, anche solo potenzialmente, sul sistema di garanzie che presidia l’anonimato e la par condicio.

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