Approvato il D.L. 14 marzo 2025, n. 25 che ridisegna le regole della Pubblica Amministrazione
Di Francesco De Santis
Approvato il D.L. 14 marzo 2025, n. 25 che ridisegna le regole della Pubblica Amministrazione: dai concorsi pubblici, alla mobilità, fino allo scorrimento delle graduatorie idonei.
Tra le novità alcune norme in materia di reclutamento, per favorire l’assunzione di nuovi talenti e personale qualificato anche attraverso la valorizzazione dei diplomati provenienti dagli ITS Academy. E ancora, il potenziamento del personale pubblico nelle aree terremotate del 2009 e del 2016, e in quelle interessate dalle alluvioni del maggio 2023 in Emilia-Romagna, Marche e Toscana.
Le nuove disposizioni normative intervengono anche sul sistema di selezione del personale, rafforzando la Commissione RIPAM, per garantire concorsi sempre più efficienti e orientati all’individuazione di profili altamente qualificati.
Previsto, inoltre, un focus sugli Enti locali per riequilibrare un gap retributivo tra amministrazioni centrali e periferiche, attraverso l’incremento del salario accessorio. Si tratta di un intervento di portata strutturale, volto a correggere una storica asimmetria nelle condizioni economiche del personale impiegato nella Pubblica Amministrazione.
Con l’articolo 3, comma 1, lettera d, del Decreto PA 2025, il legislatore ha posto una pietra miliare: il Portale INPA diventa il passaggio obbligato per tutti i concorsi pubblici. Non più solo una piattaforma di supporto, ma l’unico canale legittimo per avviare, gestire e concludere le procedure di reclutamento nella Pubblica Amministrazione. Il Portale INPA, istituito dall’art. 35-ter del D.lgs. 165/2001 e gestito dal Dipartimento della Funzione Pubblica, nasce con l’obiettivo di creare un ecosistema digitale trasparente, accessibile e monitorabile. Tuttavia, fino a oggi, il suo utilizzo era ancora parziale e in molti casi opzionale.
Con il nuovo decreto diventa invece vincolante per tutte le amministrazioni, centrali e locali, comprese quelle che fino ad ora avevano gestito le selezioni in autonomia. La norma impone che ogni fase del concorso, dalla pubblicazione del bando all’invio delle candidature, dalla gestione delle prove fino alla pubblicazione della graduatoria, transiti obbligatoriamente dal Portale INPA.
Una rivoluzione organizzativa che ha l’ambizione di garantire tracciabilità, riduzione degli errori, uniformità procedurale e maggiore fiducia da parte dei cittadini.
Il Decreto PA 2025 affronta anche l’utilizzo dei comandi e delle mobilità, come strumenti di fatto per l’inserimento stabile in organico.
Con l’articolo 3, comma 2, il legislatore introduce un sistema di regole vincolanti e conseguenze concrete, puntando a responsabilizzare le amministrazioni e a restituire trasparenza e correttezza al sistema. In primo luogo, viene stabilito che le pubbliche amministrazioni sono obbligate ad assorbire almeno il 15% del personale in comando da oltre 12 mesi, entro il limite delle proprie facoltà assunzionali. Un vincolo non eludibile, accompagnato da una sanzione diretta per gli enti che non rispettano l’obbligo: la riduzione proporzionale delle assunzioni nei due anni successivi.
Inoltre, a partire dal 31 dicembre 2025, i comandi non trasformati in assunzione cessano automaticamente, senza proroghe, e non potranno essere riattivati per almeno 18 mesi. La misura si è resa necessaria per spezzare la spirale del precariato strutturale, ormai diffuso anche in enti strutturati. La disciplina si applica anche ai comandi disposti ai sensi dell’art. 104 del D.L. 18/2020 (“decreto Cura Italia”), che durante l’emergenza Covid avevano facilitato le assegnazioni temporanee. Tutti i comandi ultrannuali, anche quelli emergenziali, rientrano nel perimetro della riforma, con obbligo di valutazione per la stabilizzazione o decadenza automatica al 31 dicembre 2025.
Inoltre, il decreto impone che entro il 31 marzo 2025 tutte le amministrazioni aggiornino il proprio PIAO (Piano Integrato di Attività e Organizzazione), includendo una mappatura dettagliata dei comandi attivi e una pianificazione delle assunzioni correlate.
Il Decreto PA 2025 affronta uno dei passaggi più attesi da migliaia di candidati idonei alle selezioni pubbliche: la disciplina delle graduatorie concorsuali e dei loro scorrimenti. Una materia tanto tecnica quanto delicata, che negli anni ha alimentato aspettative, contenziosi e prassi disomogenee tra le amministrazioni. Il legislatore è intervenuto con un doppio binario normativo, capace di coniugare rigore sistemico e risposta alle urgenze contingenti. La regola generale viene confermata, quindi le amministrazioni possono scorrere le graduatorie nei limiti del 20% degli idonei, una misura nata per evitare l’uso indiscriminato delle graduatorie che, di fatto, avrebbe potuto sostituire il concorso pubblico e oggi viene ribadita per garantire equilibrio tra il principio meritocratico e la necessità di programmazione assunzionale. Allo stesso tempo però all’articolo 4, comma 9 si prevede che per le graduatorie approvate nel 2024 e nel 2025 non si applichi il limite del 20%. In altre parole, le amministrazioni potranno utilizzare integralmente le graduatorie formate in questi due anni, senza alcun tetto numerico, purché ovviamente nel rispetto delle proprie capacità assunzionali. È una scelta di sistema, che riconosce il valore delle selezioni indette in piena attuazione del PNRR e dà una risposta concreta a una platea di oltre 180.000 idonei in attesa di chiamata, secondo i dati più recenti del Formez PA.
Un’altra innovazione importante introdotta dal decreto riguarda la definizione di graduatoria “utilmente scorsa”: si considera tale quella in cui l’amministrazione ha già adottato l’atto formale di individuazione dei candidati da assumere, anche in assenza della firma del contratto di lavoro (art. 3, comma 1, lett. d), n. 5-sexies). Una puntualizzazione che risolve una delle ambiguità più insidiose degli ultimi anni, oggetto di interpretazioni contrastanti e spesso alla base di ricorsi e impugnative. La linea guida del decreto è chiara, si vuole rafforzare la certezza del diritto, eliminare i margini di discrezionalità e valorizzare realmente il merito. In un momento in cui la pubblica amministrazione è chiamata a rafforzarsi nei numeri e nelle competenze, le graduatorie devono diventare uno strumento efficace, non un archivio polveroso.
Uno degli interventi più forti è racchiuso in una norma d’apparenza tecnica ma dal valore simbolico enorme: l’interpretazione autentica dell’articolo 4, comma 3, lettera a) del decreto-legge 01/2013, convertito con modificazioni nella legge 125/2013.
Il Decreto PA 2025 chiarisce che il concorso pubblico è l’unica porta di accesso alla Pubblica Amministrazione, salvo i casi di mobilità obbligatoria previsti dall’art. 30 del D.Lgs. 165/2001. Tutte le altre ipotesi come: mobilità volontarie, interpelli, stabilizzazioni improprie e comandi prolungati, possono avere un senso organizzativo, ma non possono sostituire il principio costituzionale del merito.
In molte amministrazioni, infatti, si è fatto ricorso a strumenti alternativi per coprire il fabbisogno di personale, spesso legittimati da letture estensive della norma del 2013: mobilità tra enti, passaggi diretti, scorrimenti da elenchi, fino a chiamate di fatto nominali. Il risultato è stato un sistema disomogeneo, talvolta opaco, che ha creato diseguaglianze tra aspiranti candidati e ha minato la credibilità delle procedure selettive. La misura avrà impatti rilevanti non solo sulle nuove assunzioni, ma anche sull’organizzazione interna degli enti.
In conclusione, le amministrazioni saranno chiamate a rivedere le proprie pratiche di reclutamento, verificando che ogni nuova assunzione sia realmente fondata su una procedura concorsuale regolare. In una PA che vuole davvero rinnovarsi, il concorso non è un ostacolo, ma una garanzia costituzionale utile a restituire ai cittadini la certezza che ogni posto pubblico venga attribuito secondo criteri oggettivi e universalmente riconosciuti.