Ztl: effetto boomerang per i comuni senza cartelli

Di Stefano Manzelli

Anche i classici sistemi automatici per il controllo delle zone a traffico limitato (ZTL) devono fare i conti con la privacy. Ovvero con la chiarezza e la trasparenza, che si traducono nell’obbligo di posizionare cartelli informativi ben visibili e di pubblicare dettagliate informative sulla protezione dei dati personali. Lo ha recentemente ricordato il Garante per la protezione dei dati personali nel provvedimento n. 168 del 27 marzo 2025, con il quale ha sanzionato il Nuovo Circondario Imolese per carenze proprio su questo fronte. La vicenda riguardava il sistema di controllo degli accessi alla ZTL di Imola, gestito dall’Unione dei comuni del circondario, che per oltre un anno aveva lasciato cartelli indicanti erroneamente il Comune come titolare del trattamento. Inoltre, mancava sul sito istituzionale l’informativa completa richiesta dall’articolo 13 del GDPR. Secondo il Garante, non si è trattato tanto di una contestazione sulla legittimità del sistema automatico, ritenuto lecito in quanto limitato alla semplice rilevazione delle targhe, quanto piuttosto di una carenza nella trasparenza e nella corretta identificazione del titolare del trattamento. Per questa violazione degli articoli 5, 12 e 13 del regolamento europeo, è scattata una sanzione amministrativa. Tuttavia, il provvedimento ha anche chiarito un punto cruciale per i comuni: non è sempre obbligatorio redigere una valutazione d’impatto sulla privacy (DPIA) per i varchi ZTL. Secondo il Garante, infatti, questo obbligo scatta solo quando il sistema adottato comporta rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati. Questa interpretazione rappresenta una significativa semplificazione per molti enti locali, spesso incerti sulla necessità o meno di predisporre una DPIA per sistemi automatici apparentemente ordinari. La decisione segue di pochi mesi un precedente caso emblematico: il Comune di Portici, sanzionato il 12 dicembre 2024 con il provvedimento n. 766, proprio per non aver effettuato una valutazione d’impatto prima di attivare un sistema automatizzato di controllo del passaggio con semaforo rosso, ritenuto decisamente più invasivo. 

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