di Stefano MANINA
Negli scorsi giorni il presidente dell’Anci Manfredi ha inviato una lettera al Ministro dell’Interno Piantedosi che ha avuto una ampia risonanza mediatica, chiedendo più finanziamenti statali e meno vincoli di spesa assunzionali (in soldoni più fondi e più agenti di polizia locale) per far fronte alla sicurezza urbana.
I sindaci hanno lamentato di trovarsi senza strumenti e risorse necessarie ed autonome per bilanciare e calibrare gli interventi, risorse che allo stato attuale sarebbero assolutamente insufficienti per far fronte ai crescenti problemi legati alla sicurezza.
L’ ANCI ha rivendicato non solo disponibilità economiche, ma anche una maggiore flessibilità nel loro utilizzo.
E poi maggiori risorse umane ed un rafforzamento dei corpi di polizia locale, oltre che piani di dislocazione delle forze dell’ordine e rafforzamento dei sistemi di illuminazione e videosorveglianza.
La posizione che, per l’autorevole fonte che la ha espressa, non ha connotazione di colore politico ma è “bi”, se non “tri” “partisan”, in quanto raccoglie le difficoltà dei vari Comuni italiani piccoli, medi, e grandi, amministrati da giunte di tutti gli schieramenti politici è però importante in quanto tenta di rimandare la palla della sicurezza delle città nel campo dello Stato.
L’Anci infattI ha sottolineato come la sicurezza, anche delle città competa allo Stato e al governo nazionale e deve essere garantita primariamente dalle forze dell’ordine nazionale, pur non volendo sottrare i sindaci al loro compito di compartecipazione alla cosiddetta sicurezza integrata ed in particolare al contrasto dei fenomeni di disagio sociale e alla diffusione di quei fenomeni che provocano maggiore allarme sociale.
Insomma i primi cittadini, per prima cosa battono cassa, ma vogliono anche smarcarsi dal ruolo del sindaco sceriffo che tante volte si sono sentiti affibbiare loro malgrado dalle istituzioni, dalla normativa e dai mass media e dai social e dai cittadini.
Secondo l’Anci è lo Stato e non ai Sindaci che in primo luogo deve preoccuparsi e garantire la sicurezza sia essa nazionale, “rurale” o urbana con un’inversione di rotta rispetto alle politiche locali che rivendicavano maggiori competenze dei primi cittadini per la sicurezza urbana
Sindaci che di fatto non hanno le competenze, le risorse e non dispongono o comandano direttamente le forze di polizia nazionali, ma solo quella locale, e possono unicamente portare le loro istanze passando per le sedi e i tavoli istituzionali ( leggasi Prefetto e Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica)
Episodi di criminalità rilevante come quelle legate allo spaccio, alla presenza e alle attività criminali delle etnie nomadi o di gruppi organizzati di extra comunitari, occupazioni abusive di alloggi, sfruttamento e induzione alla prostituzione, babygang, risse con accoltellamenti e omicidi in strada non possono essere semplicemente qualificati come episodi di degrado afferenti alla sfera della sicurezza urbana e soprattutto non sono problematiche risolvibili solo a livello locale.
Non è giusto leggere di amministratori locali messi alla gogna mediatica ed essere oggetto degli strali delle opposizioni comunali e dei cittadini perché le periferie sono diventate pericolose e perché in determinate zone si susseguono omicidi da strada e accoltellamenti.
Oggettivamente cosa possono fare i sindaci?
Migliorare la pianificazione urbanistica , favorire interventi di riqualificazione urbana , favorire l’integrazione sociale e la lotta alla emarginazione, implementare a dismisura gli impianti di videosorveglianza che fin dal Decreto Sicurezza 2017 dell’allora Ministro Minniti lo Stato ha deliberatamente rifilato ai comuni garantendo spesso contributi economici ma demandando l’ acquisto, l’installazione e gestione tenendo ben alla larga le forze di polizia statali da tutte le conseguenze e complicanze normative in materia di trattamento dati personali.
Ed infine assumere nei limiti delle proprie risorse di quelli di spese agenti di polizia locale che sicuramente potranno essere impiegati nel contribuire a garantire una maggiore sicurezza urbana, a patto però a parere di chi scrive che si giunga in tempi brevi ad una reale e valida riforma della legge quadro sulla polizia locale dotando i corpi dei necessari strumenti operativi e normativi.
E di questo purtroppo nella sua lettera l’ANCI non ha fatto menzione.