Nuovo concorso e graduatorie “dimenticate”

Di Giuseppe Vecchio

La sentenza n. 03300/2025 reg. ric. del Consiglio di Stato, interviene su un tema ormai ricorrente nel diritto amministrativo: il rapporto tra l’utilizzo delle graduatorie concorsuali vigenti e la scelta di indire nuovi concorsi per profili analoghi.

Il caso riguardava un concorso per “Funzionari Amministrativi”, varato nonostante fosse ancora efficace una graduatoria precedente per analogo profilo. La decisione dei Ministeri interessati, di dare avvio alla procedura concorsuale, non era stata accompagnata da alcuna motivazione circa la deroga al principio dello scorrimento, circostanza che ha portato il giudice amministrativo a censurare l’operato dell’amministrazione.

Il Consiglio di Stato ha chiarito, in linea con l’orientamento consolidato, che l’esistenza di una graduatoria valida non conferisce agli idonei un diritto soggettivo pieno all’assunzione, ma impone all’amministrazione un vincolo di carattere procedimentale e sostanziale: lo scorrimento costituisce la regola generale, mentre la scelta di bandire un nuovo concorso rappresenta un’eccezione che deve essere adeguatamente motivata.

L’amministrazione può certamente valutare di non attingere a una graduatoria preesistente, ma deve fornire argomentazioni convincenti e puntuali: nuove esigenze organizzative, cambiamenti normativi, ridefinizione dei profili professionali richiesti. In assenza di tali giustificazioni, la decisione di avviare un nuovo concorso si espone inevitabilmente a censure di legittimità.

Il rilievo della sentenza è duplice. Da un lato, ribadisce un principio di buon andamento e di economicità: bandire concorsi senza prima esaurire graduatorie ancora vigenti comporta tempi lunghi e costi rilevanti, oltre a generare incertezza tra i candidati. Dall’altro lato, riafferma il ruolo centrale della motivazione come garanzia di legalità e di tutela dei cittadini, evitando che la discrezionalità amministrativa si traduca in arbitrio.

Le amministrazioni infatti non possono utilizzare il concorso come “scorciatoia organizzativa”, ignorando il fatto che la gestione delle risorse umane nella Pubblica Amministrazione non può essere affidata alla logica episodica di bandi e concorsi slegati da un disegno organico.

La sentenza in oggetto invita le amministrazioni a esercitare con “serietà” la propria discrezionalità, motivando ogni scelta e riconoscendo il valore delle graduatorie come strumenti di “continuità e meritocrazia”.

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