Per la Corte Costituzionale è aggravato come nella privata abitazione.
Di Michele Giuliano Perrone
Con la sentenza n. 193 del 22 dicembre 2025, la Corte Costituzionale si è pronunciata in maniera definitiva su un principio cardine di diritto, destinato ad avere effetti giuridici su chi abita in un condominio.
Un furto commesso nelle parti comuni di un immobile – come può essere un androne dell’edificio – è equiparato a quello commesso all’interno di un’abitazione.
Questo pronunciamento comporta l’applicazione dell’aggravante ai sensi dell’art. 624 c.p.. Viene quindi ridisegnato il concetto di “privata dimora” e rafforzata la tutela domestica del privato cittadino.
IL FATTO
La “querelle” scaturisce da un procedimento penale, relativo ad un furto avvenuto all’interno di un androne condominiale.
Il preposto Giudice monocratico, esaminati gli atti del fascicolo dibattimentale forniti dalla polizia giudiziaria, aveva espresso “perplessità giuridiche” circa la legittimità costituzionale relativa all’art. 624 bis c.p.”.
In particolare, il giudice a sostegno della sua tesi evidenziava che:
- Le parti comuni di un edificio condominiale sono condivise e non ad uso singolo.
- I medesimi spazi non sono direttamente riconducibili ad una sfera intima individuale e quindi a una “non privata dimora”.
- Il furto doveva essere derubricato come” semplice” e con relative pene “meno severe e sostanziose”.
IL PRONUNCIAMENTO DELLA CORTE COSTITUZIONALE ED IL FOCUS SULLA SENTENZA
La Consulta Costituzionale, a cui era stata demandata la vicenda de qua, ha respinto giuridicamente i dubbi del giudice monocratico, richiamando dei concetti di “giurisprudenza legittima e consolidata” tra i quali il concetto richiamato dal “diritto vivente” che è un tipo di diritto, che non è scritto in articoli di legge ma emerge dalle prassi giurisprudenziali, soprattutto quelle delle “Alti Corti” che interpretano le norme per renderle adeguate alla realtà sociale costituendo, in tale modo, un diritto dinamico, mutevole e concreto.
In buona sostanza la consulta, esaminati gli atti, asserisce che:
- Il concetto di privata dimora non si esaurisce soltanto all’interno dell’abitazione;
- Vanno tutelate anche le aree di pertinenza dell’abitazione ( come per esempio l’androne condominiale). Difatti, queste aree di comune condivisione, sono necessarie per l’accesso alla stessa abitazione.
Si legge altresì nella sentenza, che le parti condominiali hanno una specifica destinazione di funzionalità. L’androne, pertanto, non è da considerarsi un “luogo pubblico” ma è destinato ai residenti e agli ospiti, ragion per cui il soggetto che vi entra arbitrariamente per commettere un furto, genera un “turbamento domestico” analogo a quello che può accadere in un’abitazione.
IL REATO DI FURTO AI SENSI DELL’ART. 624 BIS C.P.
In Italia, l’articolo de quo, disciplina due reati distinti ma correlati tra di loro: il furto in abitazione e il furto con strappo. Punisce, infatti, coloro i quali si impossessano di una cosa mobile altrui per trarne un indebito profitto, tramite l’introduzione in un luogo privato o strappandola di mano alla persona offesa. Rispetto al furto semplice la pena è maggiore e più severa (reclusione da 1 a 6 anni), poiché commettendo questo reato, il soggetto attivo entra nella sfera privata e personale della persona lesa.
Nel caso di specie, l’art. 624 bis c.p. al comma 1, punisce chi si impossessa di una cosa mobile altrui, introducendosi arbitrariamente in un edificio, casa o pertinenze adibite a privata dimora per trarne profitto. Il concetto della già menzionata “privata dimora”, si estende anche a studi professionali, cantieri e/o dove si svolgono atti della vita privata, non aperti al pubblico e accessibili soltanto previo consenso.
CONCLUSIONI
Il pronunciamento dei giudici costituzionali, rispetto alle aree comuni, ha evidenziato aspetti importanti come:
- Una tutela maggiore per quei reati commessi nelle parti comuni di condomini ed edifici.
- Fa cadere maggiori responsabilità sulla figura dell’amministratore di condominio e allarga il concetto di privata dimora.
Sarebbe opportuno, vista l’importanza delle aree d’acceso agli edifici condominiali, dotare le stesse di sistemi di videosorveglianza atti a dissuadere e contrastare il dilagarsi dei furti, reati che, al giorno d’oggi sono in ascesa.










