Di Carmine Soldano
C’è un luogo che non esiste nei piani regolatori, che non può essere delimitato con un confine amministrativo e che, tuttavia, governa la temperatura emotiva di un’intera comunità: il territorio digitale. Un territorio che pulsa di notifiche, giudizi sommari, indignazioni improvvise e solidarietà effimere.
In un simile ecosistema, qualsiasi istituzione che ambisca ad essere davvero parte del tessuto civico non può più permettersi il silenzio. Anche la Polizia Locale è chiamata, oggi, a una trasformazione che non riguarda i poteri, ma la postura comunicativa.
- DAL PRESIDIO FISICO AL PRESIDIO SIMBOLICO
Nella tradizione italiana, la Polizia Locale è la “polizia dell’ultimo metro”: quella che incontra il cittadino prima di ogni altra forza dell’ordine, quella che osserva la città non dall’alto, ma dal basso, dal marciapiede, dai semafori, dai mercati, dalle scuole. Questa vicinanza è la sua cifra identitaria.
Ora, però, emerge un nuovo “ultimo metro”: quello digitale. Oggigiorno l’opinione pubblica non si forma più nelle piazze reali, ma nelle piazze reticolari, dove la velocità supera la riflessione e il sentimento anticipa il giudizio.
È qui che la Polizia Locale deve presidiare una nuova dimensione, una dimensione simbolica.
Non solo gestire fatti, ma anche orientare percezioni.
Non solo applicare norme, ma anche dare forma alla narrazione delle norme.
In questo senso, la sua funzione si amplia: diventa garante della chiarezza in un ambiente strutturalmente opaco, portatrice di ordine in un luogo dove disordine e verità convivono senza filtro.
- LA LEGGE NELLA TERRA DELL’ISTANTANEO
I social network sono lo spazio del tempo reale, dell’istante. Di converso, la legge è la terra del tempo ragionato.
Quando la Polizia Locale entra nella rete, genera un punto di contatto tra due ritmi opposti:
- il ritmo dell’impulso, che domina il web;
- il ritmo della ponderazione che, per definizione, appartiene all’Autorità.
Questo incontro produce un effetto giuridicamente affascinante: la Polizia Locale si trova a giurisdizionalizzare la comunicazione, introducendo nelle dinamiche disordinate del digitale alcuni principi cardine della civiltà giuridica:
- correttezza della notizia);
- misura del linguaggio;
- equilibrio e imparzialità;
- affidabilità dell’istituzione.
Così, ogni post, ogni messaggio, ogni immagine istituzionale diventa non un contenuto qualunque, ma un atto comunicativo pubblico, soggetto a un dovere deontologico che non ammette leggerezze.
3. LE TRE DIMENSIONI COMUNICATIVE: NON FORMAT, MA FUNZIONI
Le tre forme di comunicazione di cui la Polizia Locale deve dotarsi nel mondo digitale non sono semplici “tipologie” ma sono funzioni istituzionali traslitterate nei social.
- COMUNICAZIONE OGGETTIVA
La comunicazione oggettiva è la trasposizione del verbale in forma digitale. Qui prevale la lex certa: i fatti nudi, l’evento, l’intervento, l’informazione utile.
Questo piano risponde a una necessità essenziale: evitare che il vuoto informativo venga riempito da voci, allarmi infondati o confusioni collettive.
- COMUNICAZIONE EDUCATIVA
Qui si entra nel terreno della prevenzione culturale. La Polizia Locale diventa un soggetto che modella comportamenti, che trasforma conoscenze tecniche in consapevolezza civica: è il passaggio dalla norma alla cultura, dalla regola all’abitudine.
Questa attività ha un valore inestimabile, perché contribuisce alla sicurezza percepita più di qualunque pattuglia.
- COMUNICAZIONE EMPATICA
La comunicazione empatica rappresenta il luogo della narrazione, dove la divisa si avvicina alle persone, mostrando professionalità, ma anche umanità. Non è sentimentalismo: è credibilità operativa!
Una Comunità che conosce i propri operatori si fida di loro. Una Comunità che si fida obbedisce non per timore, ma per convinta adesione.
In questa triangolazione comunicativa vive l’essenza moderna della Polizia Locale.
- I SOCIAL COME NUOVA ARENA DELLA LEGALITÀ
La piazza digitale non è neutrale: è un ambiente emotivamente carico, soggetto a derive polemiche, distorsioni cognitive, violenze verbali. Qui la Polizia Locale non agisce come censore, ma come moderatore naturale della civitas. Il suo compito non è bloccare, ma ritmare.
Non tacitare, ma ordinare.
La sua presenza ha un valore quasi antropologico: introduce la forma nella materia informe del dibattito pubblico. E questa forma non è autoritaria, ma autorevole.
È la forma dell’istituzione che si espone, spiega, argomenta, ascolta e corregge.
È, in altre parole, educazione alla cittadinanza in tempo reale.
5. LA CONTINUITÀ DEL SERVIZIO COME CIFRA IDENTITARIA
Mentre molti uffici pubblici vivono di orari e chiusure, la Polizia Locale vive di continuità.
Questa peculiarità, ovvero essere presenti quando la città dorme, quando la città festeggia, quando la città si sveglia, riflette un concetto antico: VIGILANZA.
Trasportata nei social, questa vigilanza non si traduce in una presenza h24, ma in una costante affidabilità: la certezza che, quando necessario, l’istituzione è lì, pronta a comunicare ciò che serve sapere. Non c’è bisogno di pubblicare continuamente: serve pubblicare quando è giusto, nel modo più giusto. E questo distingue l’istituzione dal rumore di fondo.
- SICUREZZA COME FATTO CULTURALE, NON SOLO OPERATIVO
La sicurezza di una comunità non nasce nei momenti di emergenza: nasce ogni giorno, nella capacità delle istituzioni di costruire fiducia e prevedibilità. Il digitale, in questo senso, è un moltiplicatore potentissimo. Se usato correttamente, diventa:
- una cartina di tornasole delle paure collettive;
- un amplificatore di buone pratiche;
- un contenitore di legalità;
- un luogo di coesione;
- un argine contro la disinformazione.
La Polizia Locale compie una delle missioni più nobili della res publica: trasformare la sicurezza da mero atto tecnico in patrimonio culturale condiviso.
- L’INFRASTRUTTURA OPERATIVA: LE REGOLE CHE SORREGGONO LA METAMORFOSI
Ogni evoluzione culturale richiede una struttura operativa capace di sostenerla.
- PROFILI DEDICATI, IDENTITÀ CHIARA
Il profilo social della Polizia Locale non può essere confuso con quello del Comune, del Sindaco o dell’Amministrazione. È un presidio istituzionale autonomo, dedicato, pensato per informare, rassicurare, formare.
- POLICIES COME ARCHITETTURA DELLA FIDUCIA
Nel territorio digitale, le regole non limitano ma abilitano!
Due cornici sono necessarie:
- Policy interna🡪 definisce ruoli, permessi, responsabilità, linguaggi ammessi e non ammessi.
- Policy esterna🡪 stabilisce le regole di comportamento degli utenti nella “piazza” del Comando.
- FORMAZIONE DEGLI OPERATORI
Gestire comunicazione istituzionale richiede competenze tecniche, linguistiche, deontologiche, relazionali. La formazione è un presidio professionale, non un optional.
- UN PIANO OPERATIVO CONDIVISO
Affinché la comunicazione sia efficace, deve essere pianificata: obiettivi chiari, frequenze sostenibili, contenuti calibrati, monitoraggio dei risultati.
Il digitale non premia la quantità, ma la qualità.
- UNIFORMITÀ LINGUISTICA E USO DEGLI HASHTAG ISTITUZIONALI
Gli hashtag sono strumenti di coesione comunicativa. Danno riconoscibilità, rendono i contenuti comparabili, costruiscono rete tra Comandi, in poche parole sono la grammatica comune della sicurezza partecipata.
- CONCLUSIONE: LA METAMORFOSI NECESSARIA
La Polizia Locale non diventa digitale per moda, ma per necessità. Perché la città non è più solo asfalto, semafori e piazze fisiche: è anche racconto, percezione, conversazione, algoritmo.
In questo nuovo scenario, la Polizia Locale non tradisce la propria identità… la sublima!
Diventa ciò che in fondo è sempre stata, ossia un’istituzione che vive tra le persone e con le persone e ora… anche nel loro spazio più intimo e più caotico, la rete!
Un’estensione del servizio? Sì, ma soprattutto un’estensione della cultura della legalità, che oggi, più che mai, deve abitare ogni luogo dove la società si raduna, discute, si informa e decide.










