La diretta social come una piazza pubblica

La diffamazione 2.0, di Giuseppe Vecchio.
La recente sentenza della Corte di Cassazione r.g.n. 11853/2025, torna a ribadire i confini tra l’ingiuria depenalizzata dal 2016 e il reato di diffamazione, ridefinendoli alla luce del nuovo “palcoscenico” in cui oggi si consumano le relazioni sociali: i social network.
Il caso esaminato è emblematico. In una diretta su TikTok venivano pronunciate espressioni offensive, fruite da numerosi spettatori, tra cui la persona offesa. La questione è semplice: si trattava di un insulto “faccia a faccia”, quindi di un’ingiuria, oppure di una diffamazione ex art. 595 c.p.?
Secondo la Cassazione non vi sono dubbi: si configura diffamazione. La ragione è chiara: l’offesa, sebbene percepita in tempo reale dalla vittima, era indirizzata a una platea...









