Scuole sicure 2025/26

Finanziamenti per i Comuni anche per nuovi progetti di videosorveglianza.

Di Michele Mavino

La circolare ministeriale n. 17287/110/2 rappresenta l’atto di indirizzo operativo per l’attuazione del programma “Scuole Sicure” relativo all’anno scolastico 2025/2026, iniziativa che si inserisce nella più ampia strategia nazionale di prevenzione e contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti in prossimità degli istituti scolastici. Il provvedimento dà attuazione al decreto interministeriale 29 dicembre 2023, adottato dal Ministro dell’interno di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, che ha definito i criteri di ripartizione del fondo istituito dall’art. 35-quater del D.L. 113/2018, convertito con modificazioni nella L. 132/2018.

L’obiettivo dichiarato dell’iniziativa è quello di sostenere, attraverso risorse statali dedicate, progetti locali mirati a ridurre i fenomeni di spaccio e a rafforzare la percezione di sicurezza nelle aree scolastiche. Per l’anno 2025, il 6% delle risorse complessive è destinato ai Comuni, selezionati secondo criteri demografici (popolazione residente al 1° gennaio 2024), con l’esclusione di quelli con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti. L’individuazione dei 50 enti beneficiari è riportata nell’allegato alla circolare, e la ripartizione dei fondi prevede una quota fissa di 15.000 euro e una quota variabile in relazione alla dimensione demografica.

Gli enti selezionati devono presentare domanda alla Prefettura territorialmente competente, utilizzando il modello allegato e corredandola di una scheda progettuale dettagliata. Tale documento deve delineare le iniziative pianificate per l’intero anno scolastico 2025/2026, specificando obiettivi, azioni, tempistiche e voci di spesa. Tra gli interventi ammissibili rientrano:

  • installazione di sistemi di videosorveglianza non precedentemente finanziati con fondi pubblici;
  • assunzione a tempo determinato di agenti di polizia locale (in deroga ai vincoli assunzionali di cui all’art. 9, comma 28, D.L. 78/2010);
  • pagamento di prestazioni di lavoro straordinario;
  • acquisto di mezzi e attrezzature;
  • campagne di informazione e sensibilizzazione.

Il contributo può coprire sia spese correnti sia spese in conto capitale.

Qualora il progetto preveda la realizzazione di impianti di videosorveglianza, la domanda deve contenere ulteriori elementi documentali, tra cui:

  • elaborati progettuali almeno di primo livello redatti secondo il Codice dei contratti pubblici;
  • attestazione dell’inserimento dell’intervento nel piano triennale delle opere pubbliche.

Inoltre, i Comuni devono garantire la copertura delle spese di manutenzione per almeno cinque anni e non è ammesso finanziare interventi di mera sostituzione o manutenzione di sistemi già esistenti. Le spese tecniche ammissibili non possono superare il 15% dell’importo posto a base d’asta e devono includere tutte le fasi progettuali, direzione lavori, collaudi, studi propedeutici e sicurezza.

Le proposte progettuali vengono sottoposte al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che ne verifica la coerenza con le finalità dell’iniziativa. In caso di progetti di videosorveglianza, partecipa alla valutazione anche un referente della Zona Telecomunicazioni della Polizia di Stato. Al termine dell’istruttoria, il Prefetto può approvare il progetto, richiedere integrazioni oppure rigettarlo. L’intera procedura deve concludersi entro il 20 novembre 2025, con la successiva definizione del piano di riparto entro dieci giorni.

Una volta approvato il progetto, la Prefettura e il Comune sottoscrivono un protocollo d’intesa, che vincola le parti agli impegni assunti e prevede specifici obblighi di monitoraggio e rendicontazione. In particolare, i Comuni devono inviare report bimestrali e una relazione finale sull’andamento delle attività. Il Ministero può disporre verifiche presso i beneficiari per accertare la legittimità delle spese sostenute.

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